Eremo di Santa Rosalia della Quisquina

INFO POINT

Info Point: L' Eremo di
Santa Rosalia alla Quisquina

Sicilia - prov. di Agrigento - Santo Stefano Quisquina

Info Point: L' Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina

Sicilia - prov. di Agrigento - Santo Stefano Quisquina

L'Eremo di Santa Rosalia in Quisquina è una costruzione lungo le pendici del Monte Quisquina nel territorio di Santo Stefano Quisquina, un piccolo e storico comune italiano in provincia di Agrigento, nella regione Sicilia.

L'eremo sorse nei pressi della grotta dove per gran parte della sua vita si rifugiò santa Rosalia, la vergine palermitana.

Dati del punto

Provincia: Agrigento (AG)
Territorio: Monti Sicani
Latitudine GPS: 37°37'12.3" N
Longitudine GPS: 13°31'44.2" E
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 Raggiungibilità: Molto facile
Lunghezza: 8100 metri
Durata totale: 02:30 h
 Altezza massima: 976 s.l.m.
 Altezza minima: 728 s.l.m.

Informazioni utili

Orari di apertura:
Da Ottobre a Giugno solo Sabato e Domenica 9:30 - 12:30 | 15:00 - 18:00.

Da Luglio a Settembre tutti i giorni (festivi inclusi) dalle 09:30 - 13:00 |  16:00 - 19:00.
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Tariffe: Ingresso Chiesa e Grotta gratuito. Visita guidata Convento e Museo, 3.00€

"Il bosco che c'era tra Santo Stefano e Cammarata, a quasi mille metri d'altizza, era un tempo accussì selvaggio et aspro e forte che la luce del sole non ce la faciva a passare attraverso il fitto del fogliame e chi ci si avventurava non arrinisciva più a distinguere se era jorno o se era notte. I primi arabi conquistatori lo chiamarono koschin, che veni a dire loco oscuro. Po', a picca a picca, il nome si cangiò in Quisquina."
Andrea Camilleri

Opera "Le pecore e il pastore", 2007

L'eremo di Santa Rosalia alla Quisquina è una costruzione lungo le pendici del monte Quisquina nel territorio di Santo Stefano Quisquina, comune italiano della provincia di Agrigento, in Sicilia.

L'eremo è stato costruito nelle vicinanze della grotta in cui si rifugiò per gran parte della sua vita santa Rosalia, la vergine palermitana.

L'Eremo sorge a 986 mt sul livello del mare, ad appena 4 km da Santo Stefano Quisquina (Ag); l'altitudine -insieme all'esposizione a Nord- rende il luogo fresco nelle afose estati siciliane e impraticabile in inverno a causa della neve. Si allunga sul lato Nord dell'antica Serra Quisquina, nel cuore di un fitto bosco naturale di latifoglie –leccio, roverella e frassino- che la circonda da ogni lato.

Questo luogo è da secoli testimonianza tangibile della devozione che lega gli stefanesi a Santa Rosalia, giovane vergine palermitana vissuta al tempo dei Normanni di Sicilia e diventata eremita per amore di Gesù Cristo. Il 25 agosto 1624 due muratori palermitani venuti in questi luoghi dal vicino centro abitato di Santo Stefano Quisquina trovarono una buca nel terreno e, dopo essersi calati dentro, scoprirono che dava accesso ad un sistema di grotte comunicanti nelle quali trovarono segni di presenza umana. Su una delle pareti di questa grotta notarono una scritta, tutt’ora visibile, che testimoniava che Santa Rosalia si era ritirata in eremitaggio in quelle grotte e vi aveva abitato presumibilmente per 12 anni. In seguito a questa scoperta, l’anno successivo la Curia di Agrigento diede l’autorizzazione per la costruzione di una cappella adiacente alla grotta, subito meta di pellegrinaggio di molti fedeli. Nel 1693 il mercante genovese Francesco Scassi, venuto a conoscenza della storia di Santa Rosalia, costruì a proprie spese la chiesa e il primo nucleo del convento, decidendo di ritirarsi lì in preghera insieme due compagni genovesi e un abitante di Santo Stefano Quisquina; essi fondarono una congregazione indipendente di frati. Col tempo l’eremo divenne autosufficiente dotandosi di un frantoio, un granaio, una calzoleria e una falegnameria mentre intanto aumentava la sua fama tra i vescovi e i principi dell’epoca. Il principe Gaetano Ventimiglia finanziò l’ampliamento dell’eremo e della chiesa. Ulteriori lavori furono curati successivamente da padre Ignazio Traina, eremita e architetto stefanese: sotto la sua direzione la chiesa iniziò a formarsi come un insieme di corpi appoggiati alla montagna e perfettamente integrati con il paesaggio circostante. Nel 1928 il prefetto sciolse la comunità dei frati e affidò l’amministrazione del convento ad un commissario. L’ultimo dei frati, conosciuto come Fra Vicè, morì nel 1986.
Ha un’unica navata con l’abside con volta a botte decorata. L’altare centrale è abbellito da un paliotto intarsiato in marmi policromi, opera dei fratelli Musca e risalente al Settecento: è rappresentata Santa Rosalia mentre scolpisce l’epigrafe della Quisquina all’interno di una scenografia monumentale di chiara ispirazione barocca. L’altare è sormontato da una statua dello scultore palermitano Filippo Pennino che rappresenta la santa in atto si scolpire l’epigrafe: la particolarità di quest’opera sta nel marmo usato che presenta una parte bianca, usata per scolpire la veste della santa, e una parte striata di grigio, usata per fare il mantello. Sul lato destro del presbiterio troviamo un dipinto dell’artista stefanese Francesco Sarullo che rappresenta il profeta Elia sul monte Oreb, mentre sul lato sinistro sono presenti frammenti di un affresco rappresentante la cena in Emmaus, di dubbia attribuzione. Ai due lati della navata troviamo gli altari di San Michele Arcangelo e dell’Immacolata Concezione, realizzati dai fratelli Musca come l’altare maggiore. Altre opere che possiamo ammirare sono degli affreschi del pittore palermitano Vincenzo Manno: La mensa eucaristica e La morte di Santa Rosalia nell’abside, Santa Rosalia incoronata dall’angelo, Santa Rosalia e la Sacra Famiglia, Santa Rosalia che fugge le vanità del mondo, La gloria di Santa Rosalia e La mensa eucaristica visibili sul tetto. A metà dell’Ottocento alcuni di questi affreschi furono restaurati dal pittore stefanese Federico Panepinto, autore anche del medaglione Santa Rosalia che contempla la morte. Nel 1973 e nel 1982 alcune opere d’arte furono trafugate e andarono perdute e oggi sono sostituite da opere dei pittori stefanesi Nino Giafaglione, Francesco Chillura e Francesco Sarullo.
L’accesso alla grotta è preceduto da un lungo corridoio che termina con la cappella, fatta costruire successivamente alla sua scoperta. L’ingresso alla grotta non è quello originario poiché fin da subito fu fatto allargare per agevolare il passaggio dei visitatori; un’incisione seicentesca mostra come la grotta fosse costituita da un’insieme di dieci ambienti, tra cui anche uno spazio per la raccolta dell’acqua. Oggi sono visitabili soltanto i primi quattro ambienti perché, a causa di problemi di stabilità, è stato chiuso il passaggio con il quinto ambiente. In una delle camere visitabili si può vedere una statua che rappresenta Santa Rosalia dormiente, circondata dagli ex voto dei fedeli. La devozione popolare L’eremo è ancora oggi meta di pellegrini e visitatori. Gli stefanesi vi si recano in particolare il primo martedì di giugno, partendo in pellegrinaggio dalla Chiesa Madre di Santo Stefano Quisquina e portando in processione il busto argenteo contenente le reliquie di Santa Rosalia.